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24 Settembre 2019

Report Istat Ricerca e Sviluppo: segno “più”

La recente pubblicazione da parte di Istat – Istituto Nazionale di Statistica del Report “Ricerca e Sviluppo in Italia: anni 2017-2019” offre interessanti spunti di riflessione sul playground naturale sopra cui ogni giorno il Centro Ricerche e Studi dei Laghi gioca le sfide più importanti della sua attività scientifica (Documento Istat).

I dati resi noti dal Rapporto Istat si dimostrano peraltro assolutamente allineati con quelli contenuti nello Yearbook “Laghi Informa 2018” di CRSLaghi, a partire dalla localizzazione geografica delle aziende committenti (vedi infografica CRSLaghi).

Infografica ricerche CRSLaghi - fonte Yearbook “Laghi Informa 2018”

Infografica ricerche CRSLaghi - fonte Yearbook 'Laghi Informa 2018'

Dal comunicato Istat si evince come nel 2017 siano risultati 23,8 miliardi di euro spesi in Ricerca e Sviluppo (+2,7% rispetto all’anno precedente).

La principale fonte di finanziamento della spesa in R&S è il settore privato (imprese e istituzioni non profit) che contribuisce per il 55,2% (13,1 miliardi di euro); le imprese trainano la spesa in R&S intra-muros con un aumento del 5,3%.

La spesa in R&S si concentra nelle regioni del Centro-Nord : Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto attivano quasi il 70% della spesa in R&S.

Nel 2017 la ricerca applicata si conferma la principale voce di investimento (10 miliardi di euro, pari al 42,1% della spesa complessiva), ma l’aumento della spesa in R&S si concentra interamente nelle attività di sviluppo sperimentale (+2,3 punti percentuali rispetto al 2016), soprattutto nelle imprese, dove oltre la metà degli investimenti è riferita a questa componente (7,7 miliardi, pari al 51,7% della spesa totale).

Spunti molto interessanti e decisamente positivi, che abbiamo chiesto di commentare alla dr.ssa Sabrina Colombo, Direttore DESTA - Dipartimento di Scienze Statistiche ed Economiche di CRSLaghi.

Sono molteplici e diversificati gli elementi di assoluta importanza che emergono dal report Istat. Innanzitutto il trend di crescita del comparto di Ricerca e Sviluppo italiano, che registra un aumento sia dal punto di vista degli investimenti economici sia delle unità lavorative e delle figure professionali direttamente coinvolte nelle attività di R&S.

Mi fa particolarmente piacere notare come nel 2017 sia aumentato anche il numero delle donne impegnate in tale ambito (che superano le 156mila unità, +7,2% rispetto all’anno precedente), anche se è ancora il personale maschile a registrare il maggior incremento (+12,7%).

È in crescita anche la spesa delle istituzioni pubbliche mentre resta stabile quella delle Università, ma sono sempre le impresenella nostra esperienza in particolare le PMIa trainare il settore, riuscendo peraltro a compensare la flessione registrata dalle istituzioni private non profit. Elemento senz’altro trainante di questo risultato è stato infatti l’importante Piano Nazionale Industria 4.0 a supporto delle aziende.

Sarebbe interessante però riuscire anche a identificare il grado di incidenza delle singole attività di ricerca, soprattutto quelle svolte in campi meno usuali rispetto a quello scientifico tradizionale; vale a dire i progetti innovativi realizzati in ambiti non meno strategici come quelli umanistico, economico, giuslavoristico, relazionale, sociale e comportamentale, che sono esplicitamente nel Capitolo 2 del Manuale di Frascati (“Concetti e definizioni per l’identificazione del settore R&S”), documento di riferimento che stabilisce la metodologia per raccogliere e utilizzare dati sulla ricerca e sviluppo nei paesi membri dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico): «Il campo della ricerca e dello sviluppo comprende attività creative e sistematiche effettuate al fine di aumentare le conoscenze, incluse le conoscenze del genere umano, della cultura e della società, e concepire nuove applicazioni per le conoscenze già disponibili».

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